- 3 Gennaio 2019
- Postato da: Linda Caroli
- Categoria: Economia e Finanza

Cosa aspettarci nel 2019? Proviamo a fare qualche previsione.
Cominciamo dalla fine del QE: nel 2018 si è ridotto fino a diventare zero, nel 2019 verrà mantenuta stabile la quantità di denaro immessa nel sistema, ma non ne verrà stampato altro. Sicuramente la BCE reinvestirà i titoli in scadenza, in estate alzerà i tassi di interesse e arriveranno a scadenza i TLTRO (finanziamenti a tassi agevolati). Si può prevedere quindi un rallentamento nell’erogazione del credito alle imprese .
E non solo…
Nel 2019 continueremo ad assistere al mancato completamento dell’unione bancaria nell’eurozona che in questi anni ha compromesso l’efficacia della politica monetaria della Banca Centrale. La Germania si è sempre opposta a questa unione non fidandosi delle economie del Mediterraneo, prime fra tutte l’Italia, a causa del debito pubblico e della dipendenza delle banche dal debito stesso. E tutto questo ha causato anche il mancato allineamento della garanzie sui depositi bancari che ha bloccato l’integrazione del mondo del credito in Europa. Infatti non si fanno fusioni bancarie transfrontaliere da decenni!
Per non parlare delle asimmetrie politiche che rendono l’Europa una realtà disomogenea.
Dall’altra parte dell’Oceano c’è la Fed che ha deciso di proseguire nella politica di aumento dei tassi di interesse, ma non ha ancora chiarito quante volte lo farà. Chi sta facendo resistenza è Trump.
Perchè?
Perchè nel 2017 e nel 2018 è cresciuto enormemente il debito pubblico americano, nonchè il deficit.
Solo nel 2018 sono stati emessi 1400 mld di dollari di titoli di Stato. Un aumento dei tassi di interesse determinerebbe un ulteriore appesantimento del debito americano e un contestuale aumento del deficit .
Questo Trump non lo vuole. Powell invece sì. Chi vincerà questo “duello”?
Le Asset class globali nel 2018 hanno chiuso l’anno in rosso: i titoli azionari a livello mondiale hanno perso mediamente il 9% , le obbligazioni hanno perso mediamente il 3% , il petrolio è calato del 20%, l’oro ha perso 1% da inizio anno. A pesare sui listini sicuramente la prospettiva di un’economia reale in rallentamento che in parte è provocata dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Lo scontro è incentrato sui dazi che ha un impatto diretto sulla supply chain, ma questa guerra commerciale rappresenta anche il confronto tra due giganti mondiali e su chi fra loro due dominerà il mondo nei prossimi decenni.
Non dimentichiamo poi l’impatto sull’economia mondiale della Brexit, su cui è impossibile fare previsioni.
Altro grosso elemento di incertezza è il ruolo che in passato hanno avuto nell’economia globale le banche centrali ( che per anni hanno sostenuto i mercati tagliando i tassi oltre 700 volte) che hanno iniettato nel sistema finanziario oltre 12.000 miliardi di dollari, provocando in passato una sopravvalutazione del valore delle azioni e delle obbligazioni a livello mondiale. Il caso americano è eclatante: i tassi sono stati portati a zero per molti anni, la liquidità era abbondante, le imprese si indebitavano sul mercato a tassi vantaggiosi e spesso usavano la liquidità ottenuta per comprare azioni proprie in borsa e farne lievitare le quotazioni sul mercato, drogandolo.
Ora il comparto obbligazionario, visti i grossi rallentamenti sul mercato della liquidità da parte delle banche centrali, manifesta incertezza.
Per quello azionario vale lo stesso. Il 2019 sarà un anno di rallentamento dell’economia globale, ma non siamo ancora in presenza di una recessione, per due motivi: le valutazioni dei titoli azionari nel mercato statunitense sono scese non per mancanza di crescita, ma per il calo delle stime di incremento degli utili stessi. Sarà importante capire se questo calo, generato dalla riduzione dello stimolo monetario e dalle grosse incertezze sugli equilibri mondiali, sarà sufficiente e garantirà in ogni caso un periodo di stabilità.
Mai come ora c’è tanta incertezza sul futuro dei mercati mondiali. Vale la pena quindi, per salvaguardare il risparmio da imprevedibili evoluzioni dell’economia globale, confrontarsi con un professionista in grado di guidare nelle giuste scelte di investimento. Un bravo consulente finanziario raggiunge questo obiettivo attuando un’oculata diversificazione senza mai perdere di vista le esigenze del cliente.